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MLG nelle Serre Vibonesi – Il cuore meteorologico della Calabria interna tra accoglienza, memoria e resistenza

  • REDAZIONE
  • 24 lug
  • Tempo di lettura: 5 min
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“Nel cuore montano della Calabria che resiste. Un viaggio tra meteo, memoria e territori che non si arrendono!”


Cosenza, ore 7 del mattino.

La città, simbolo dell’entroterra calabrese, si desta con la sua solita compostezza.

È un capoluogo, è vero, ma porta nelle vene il sangue delle zone interne: le foschie invernali, le inversioni termiche, la neve che ogni tanto torna a fare visita come un parente affettuoso del passato.

Eppure, a differenza delle zone più isolate della regione, Cosenza ha saputo crescere, svilupparsi, diventare una realtà di riferimento, mantenendo un equilibrio raro tra modernità e identità.

Una città interna, sì, ma non marginale. E da qui parte il viaggio.


Un viaggio diverso, non turistico, non improvvisato.

Un viaggio scientifico, narrativo, emotivo, firmato Meteo Lo Gullo, il progetto nato da Angelo Lo Gullo, ma cresciuto anche grazie all’esperienza formativa condivisa, anni fa, con Salvatore Intrieri, figura di riferimento della meteorologia amatoriale calabrese e fra i volti storici di MeteoCalabria.net.

Fu proprio Intrieri a dare ad Angelo, all’epoca giovanissimo, la possibilità di contribuire a quel grande laboratorio meteo-didattico che era, e in parte ancora è, MeteoCalabria.

Un’esperienza fondamentale, che ha lasciato radici profonde.

Quando poi le strade si sono naturalmente divise, Meteo Lo Gullo è nato proprio su quel terreno coltivato: indipendente, ma figlio riconoscente.

Ed è con questo spirito che oggi il team ha intrapreso la traversata verso il cuore delle Serre Vibonesi.

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Lasciata l’autostrada all’altezza di Pizzo Calabro, il gruppo si è diretto verso una zona profondamente segnata dalle recenti alluvioni. Il primo tratto, fangoso e dissestato, è un anticipo tangibile di quella Calabria che spesso lotta in silenzio, tra piogge improvvise e viabilità precaria. Si penetra nella valle del Mesima, dove l’aria è densa, umida, carica di storie sedimentate. Si sente che si sta entrando in un’altra Calabria.

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Le ruote salgono, lentamente. Spadola, Simbario, i primi paesi delle Pre-Serre.

La prima sosta significativa è proprio a Simbario, un comune di 900 anime, ma con un cuore pulsante che smentisce ogni cifra. L’arrivo coincide con la festa della Madonna delle Grazie.

L’accoglienza della Pro Loco di Simbario è autentica, vibrante.

Una signora attiva del luogo racconta con fierezza delle tradizioni locali, della festa patronale del 16 agosto, dei tentativi concreti per far vivere il borgo nonostante l’isolamento.

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E poi, inevitabilmente, si parla di neve.

Della grande nevicata del 2012, della più recente del 2023, che ha ridato per qualche ora il volto di un tempo.

Ma anche della consapevolezza diffusa che “non nevica più come prima”.

La voce del popolo, sincera e senza filtro, conferma ciò che i dati dicono: eventi meno frequenti, più intensi, e stagioni che non si riconoscono più.

La gente lo percepisce, lo vive, e se lo porta dentro.

La Pro Loco, un tempo sede fascista, oggi è un piccolo museo vivo: sulle pareti, riemerse dai restauri, le scritte originali del ventennio, tra cui frasi iconiche di Mussolini.

Un passato che riaffiora, in un luogo che – pur essendo fragile – vuole resistere all’oblio.

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Da Simbario si prosegue verso Serra San Bruno, cuore pulsante delle Serre.

Con i suoi quasi 6.000 abitanti, non è più solo un paese, ma una piccola città dinamica, dove il tempo sembra scorrere più in fretta.

Le testimonianze raccolte lungo il corso principale parlano ancora di meteorologia: minime rigide, umidità estiva, inversioni tipiche del fondovalle.

Anche qui il 2012 e il 2023 sono date incise nella memoria collettiva.

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Il Parco Naturale delle Serre, a poca distanza, accoglie il gruppo con un clima più caldo e denso.

I sensori della MLG Map rilevano temperature sui 26-27°C, ma l’umidità tipica fa percepire di più.

È il preludio alla parte più selvatica dell’itinerario: la salita verso Fabrizia, Nardodipace, Mongiana, lungo una strada che per alcuni tratti ricorda la Sila Grande.


Un momento simbolico si consuma tra le montagne, presso una fontana solitaria, dove un uomo di San Giovanni in Fiore riconosce il team di Meteo Lo Gullo senza conoscerli. È la Calabria dei legami invisibili, dove basta uno sguardo per sapere da dove vieni, dove sei diretto, e soprattutto perché.

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Nardodipace, al confine con la provincia di Reggio Calabria, è la tappa più intensa: mille metri d’altitudine, un panorama mozzafiato, ma anche segni profondi di isolamento.

Un centro apparentemente sospeso nel tempo, dove il pomeriggio sembra eterno, e il silenzio è rotto solo da qualche voce lontana. I locali chiusi, le piazze vuote, i giovani partiti.

Ma anche lì, nel cuore del nulla, pulsa un’anima fiera.

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La visita al geosito, con le sue rocce di 600 milioni di anni fa, racconta una terra antichissima e viva.

Un luogo geologicamente attivo, che ha visto passare il tempo con pazienza.

E che, in fondo, chiede solo di essere ascoltato.

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Scendendo, Mongiana e Fabrizia offrono altri spaccati di autenticità. Murales, costruzioni tradizionali, piccoli segni di vita che resistono nonostante le difficoltà.

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Ma anche movimenti franosi e segnali evidenti di un territorio fragile, che però continua a raccontare.

Le Serre, come l’Aspromonte, la Sila o la Catena Costiera, sono una mappa viva di microclimi unici: freddi secchi, umidità marina, fondovalle opprimenti e crinali freschi. Ogni curva un clima, ogni borgo una sfumatura.


Si torna nella Valle del Mesima, dove il termometro supera i 33-34°C.

L’umidità si fa pesante, il sole martella. Ed è a quel punto che la strada sale nuovamente, verso la città capoluogo: Vibo Valentia, o come si chiamava una volta, Monteleone di Calabria.

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La brezza del tardo pomeriggio accarezza il centro storico, mentre la visita si conclude presso l’iconico Castello Svevo.

In realtà, spiega la guida, non ci sono prove concrete della presenza normanna: le somiglianze con quello di Cosenza, costruito da Federico II di Svevia, restano stilistiche.

Ma il fascino è indiscutibile.

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Dentro il castello, un vero museo archeologico ospita reperti greci ritrovati a Vibo Marina, antiche anfore, strumenti, mappe d’epoca. E da lassù, sulla terrazza più alta, si apre una vista che ripaga ogni fatica: il mare, i campi, i borghi in miniatura sparsi sulle colline.

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Una riflessione che non può mancare!


Questo viaggio, oltre a essere meteorologico e documentaristico, è soprattutto una dichiarazione d’amore per la Calabria interna.

Zone bellissime, ma ferite, abbandonate, spesso dimenticate.

Il problema non è solo l’isolamento fisico: è l’assenza di una mentalità turistica, di un’idea concreta di sviluppo.

Mentre alcune aree – come i comuni attorno a Cosenza, Catanzaro, Reggio, o le zone marine del Vibonese – riescono a sopravvivere e talvolta persino a rinascere, i borghi delle Serre, come tanti altri nel reggino o nell’interno crotonese, si svuotano.

Perché manca un progetto.

Manca un’idea di futuro.


Eppure, proprio qui, si trovano le radici più forti, più sincere.

Per questo Meteo Lo Gullo ha scelto di esserci. Di documentare. Di ascoltare.

Di raccontare una Calabria che non si rassegna, ma resiste con dignità e passione, anche quando tutto sembra dimenticarla.


Meteo Lo Gullo è anche qui. È ovunque. Per raccontare, misurare, custodire.


Le Serre Vibonesi, oggi, sono un pezzo vivo della nostra mappa.

E lo saranno, finché ci sarà anche solo un’anima a difendere questo paesaggio!

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